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Whistleblowing e la sostenibilità sociale

Whistleblowing e la sostenibilità sociale. L’attuale scenario nazionale e internazionale impone alle grandi aziende, ma soprattutto alle PMI di riflettere e modificare il proprio approccio al tema della sostenibilità rispetto

Whistleblowing e la sostenibilità sociale. L’attuale scenario nazionale e internazionale impone alle grandi aziende, ma soprattutto alle PMI di riflettere e modificare il proprio approccio al tema della sostenibilità rispetto a quanto praticato negli anni precedenti.

Ma quando parliamo di sostenibilità, non ci limitiamo solo all’ambiente, ma anche al benessere delle persone, la pace, la giustizia e avere l’opportunità di costruire solide istituzioni per lo sviluppo economico nazionale e internazionale. Obiettivo 16: Pace, giustizia e istituzioni solide / Agenda 2030.

E per costruire istituzioni solide ci sono diverse misure che devono essere affrontate al suo interno, come ad esempio: il Whistleblowing.

Whistleblowing, cosa significa?

Whistleblowing significa: segnalazione anonima, ed è la definizione adottata per le denunce dei dipendenti in merito ad eventuali violazioni commesse sul luogo di lavoro. La normativa specifica mira a garantire tutela o evitare possibili ritorsioni da parte di colleghi o superiori coinvolti.

Il 15 marzo 2023 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo n. 24/2023, in attuazione della direttiva (UE) 2019/137 sulla tutela delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione e delle norme nazionali.

Una tutela simile era già prevista per i dipendenti pubblici, ma da quest’anno entrerà in vigore anche per il settore privato. In particolare, le grandi aziende sono già obbligate ad adeguarsi da luglio, mentre dal 17 dicembre l’obbligo riguarda anche le aziende con più di 50 dipendenti.

Chi sono i whistleblower e chi è protetto?

Tra i soggetti tutelati dalla presente legge, rientrano:

  • Lavoratori dipendenti;
  • lavoratori autonomi;
  • I volontari;
  • I tirocinanti;
  • I soci;
  • I candidati;
  • Gli ex dipendenti;
  • Coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione, controllo o vigilanza.

Inoltre, la normativa si estende anche ai “facilitatori”, che possono essere colleghi, familiari o parenti stabili nello stesso ambiente lavorativo del segnalante. Questa definizione garantisce che un’ampia gamma di persone possa segnalare in sicurezza le violazioni.

Che cosa devono fare le aziende?

Per ottemperare alla predetta normativa gli enti devono innanzitutto:

  • Istituire canali di segnalazione interni, per consentire l’invio di reclami scritti e orali.
  • Affidare la gestione del canale di segnalazione ad una persona o ad una struttura interna indipendente e specializzata con personale appositamente formato o, in alternativa, ad un soggetto esterno, in possesso dei medesimi requisiti. Ad avviso dell’Anac tale autonomia deve esprimersi in imparzialità e indipendenza, caratteristiche che possono essere riconosciute, ad esempio, nell’Organismo di Vigilanza, negli organi di Internal Audit o nei comitati etici.
  • Implementato il canale di segnalazione interna e individuato il gestore delle segnalazioni, gli enti devono redigere tutta la documentazione necessaria alla ricezione e all’analisi delle segnalazioni, tra cui la procedura whistleblowing, disciplinante le modalità di effettuazione delle segnalazioni e di gestione delle medesime.
  • Nell’adeguamento al D. Lgs. 24/2023, un’attenzione particolare deve essere riservata alla tutela della privacy, posto che il ricevimento e la gestione delle segnalazioni determinano in capo alla società un trattamento dei dati personali che presenta rischi specifici per i diritti e le libertà degli interessati e che, pertanto, deve essere preceduto da una valutazione di impatto della protezione dei dati (DPIA).

Quali sono i benefici di questa normativa per le PMI?

  • Prevenire e minimizzare i danni all’interesse pubblico, alla salute, ai diritti umani e all’ambiente.
  • Miglioramento continuo della conformità e della gestione del rischio;
  • Promuovere una cultura organizzativa di fiducia, trasparenza e responsabilità, che aiuta a prevenire le irregolarità;
  • Creare affidabili partnership con fornitori e clienti, anch’essi compliant;
  • Aumentare l’efficienza aziendale attraverso l’analisi e l’ottimizzazione dei processi, la protezione dai rischi operativi, lo scambio di informazioni e la definizione di procedure di controllo interno;
  • Miglioramento reputazionale dell’ente nei rapporti con terzi;
  • Contribuire ad ottenere il riconoscimento del rating di legalità da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con conseguente facilitazione all’accesso al credito ed ai finanziamenti ed una migliore qualificazione nella partecipazione alle gare di appalto;
  • Riduzione del tasso medio di tariffa annuale INAIL, nonché possibilità di accesso ai finanziamenti erogati dal medesimo Ente (Bandi Isi) che permettono la copertura del 65% del costo per la redazione del modello, nell’ottica di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

La sicurezza sul lavoro, i diritti dei lavoratori, l’uguaglianza, la giustizia sociale, il benessere e l’inclusione delle persone che lavorano in azienda sono temi a cuore di un’impresa attenta alla sostenibilità sociale aziendale, ciò significa poter accedere a finanziamenti pubblici, oltre ad avere un’alta probabilità di ottenere investimenti privati.

 

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